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Overshoot Day – Cosa direbbe la Natura se potesse parlarci!

Introduzione a cura di Fabio Gallo/

Dal giorno 13 agosto stiamo consumando le risorse naturali che dovremmo iniziare a consumare il prossimo anno. Abbiamo creato un debito anche con la natura che non riusciremo a pagare. La velocità con la quale la Natura sta rispondendo ai mali subiti è straordinaria. Ciò lascia credere che non serviranno milioni di anni perchè il Pianeta Terra si resetti per procurarsi una sua naturale sopravvivenza. Ma ciò significherebbe la morte del genere umano e forse anche di quello animale, così come conosciamo entrambi. Forse tutto ciò è già accaduto nel passato e i segni di alcune civiltà di cui non si conoscono i motivi dell’estinzione potrebbero testimoniare questa tesi.

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Fabio Gallo – Direttore Editoriale Gruppo ComunicareITALIA

Oltre seimila esperimenti nucleari di ogni ordine e grado non possono essere considerati un bene per la nostra atmosfera e per la vita umana e animale ma anche per quella vegetale che restituisce all’essere umano che se ne nutre, ogni forma di malattia, dal cancro, alle intolleranze di qualsiasi tipo. L’Essere Umano, dunque, sta producendo la sua estinzione per avere in cambio un potere che, in ogni caso, non gli potrà appartenere poiché esso si estingue in pochissimi decenni. Stiamo vivendo a lume di candela rinunciando alla luce del Sole.

Dunque, dov’è la ragione e la razionalità di questo mondo? Nell’esposizione Universale di Milano 2015 abbiamo notato questa consapevolezza che al momento, però, è percezione della realtà e non pratica, atteso il fatto che tra tutti i Paesi che partecipano, sono davvero pochi quelli che fanno della sostenibilità dell’Ambiente il proprio futuro. E la politica, come il potere, si valuta dai progetti. E se l’esistente ci dice che le cose non vanno, è chiaro, che il progetto non è ancora quello di una riforma internazionale che guarda alla sostenibilità ambientale e umana.

Riteniamo che ci sia bisogno di una grande visione olistica d’insieme alla quale aderire culturalmente, filosoficamente ed economicamente perché la nostra Terra possa essere ancora “generatrice”, gran Madre di tutti noi che necessitiamo del sostentamento quotidiano.

L’ECOLOGA DELL’UNICAL LUANA GALLO DICHIARA SU FACEBOOK
“Ciò che l’uomo non vuole capire è che l’ambiente contiene la vita. Organismi animali e vegetali interagiscono continuamente con l’ambiente in cui vivono e coevolvono insieme.
Ciò significa che se si modifica l’ambiente si modifica la comunità che vi abita e viceversa. Gli ecosistemi naturalmente evolvono, ma ciò accade molto lentamente (centinaia o migliaia di anni), ma l’uomo, ha avuto la capacità di accelerare questo processo in modo disastroso: sfruttamento incontrollato del territorio, disboscamenti, incendi, inquinamenti di ogni tipo, fusti contenenti sostanze radioattive sotterrati un po ovunque, immissione in atmosfera di grandi quantità di anidride carbonica, vapore acqueo, metano ed altro ancora hanno creato ormai un fenomeno globale di inquinamento da gas serra. Cosa dire: significativi i video. Ora è difficile per l’uomo fermare la macchina generatrice di distruzione che lui stesso ha messo in moto…
Per invertire questa tendenza è necessaria una rivoluzione culturale, fortemente etica, che coinvolga ogni uomo che vive su questo pianeta. Ci sarebbe tanto altro da dire, ma spero solo che ai nostri nipoti non dobbiamo conservare un filmato per fare conoscere come era il nostro pianeta prima del disastro.

Riportiamo da “LASTAMPA.IT” che ci aiuta a riflettere sul tema.

La voce di Julia Roberts “prestata” alla Terra: il progetto “Nature is Speaking” nato nel 2014 e sostenuto da diversi attori di Hollywood tra cui anche Harrison Ford, Penelope Cruz, Robert Redord e molti altri. Le risorse della Terra per il 2015 sono finite. Da domani consumiamo le riserve del futuro. Foreste, fauna e terreno: si intaccherà il capitale naturale che dovrebbe servire per i prossimi anni.

Il 13 agosto 2015 è l’Overshoot Day, il giorno del sovrasfruttamento delle risorse terrestri: da domani a fine anno si intaccherà il capitale naturale, abbattendo foreste tropicali millenarie, pescando più pesce di quanto se ne possa riprodurre, immettendo in atmosfera gas a effetto serra che cambieranno il clima per secoli, spargendo nell’ambiente miriadi di composti tossici prossimamente nei nostri piatti.

L’anno scorso il conto è andato in rosso il 17 agosto (19 agosto nei comunicati dei media, poiché le date della serie storica vengono retroattivamente riviste ogni anno in base alle nuove informazioni disponibili), quindi quest’anno l’anticipo è di circa quattro giorni. L’ultima volta che la popolazione umana – allora 3,5 miliardi contro i 7,3 attuali – riuscì a mantenere i propri consumi all’interno degli «interessi» annui prodotti dalla natura fu il 1970, vale a dire che la giornata del sovrasfruttamento cadeva in prossimità del 31 dicembre.

Ecco a che velocità stiamo “consumando” il Pianeta

Brama di energia
Dopo 45 anni la nostra brama di energia e di oggetti ha divorato sempre più in fretta le risorse, al punto che un recentissimo lavoro di John Schramski, docente di ecologia all’Università della Georgia, definisce la biosfera terrestre come una gigantesca batteria che si è caricata durante centinaia di milioni di anni di lenta attività, e che ora noi stiamo rapidamente «scaricando». Schramski e collaboratori ci ricordano che «le leggi della termodinamica che governano la carica e la scarica rapida della batteria terrestre sono universali e assolute» e noi rischiamo di mandare in black-out l’intero ambiente che ci sostiene, come peraltro ha perfettamente interpretato l’enciclica di papa Francesco «Laudato si’». Non possiamo permetterci di continuare su questa pericolosa traiettoria; le Nazioni Unite hanno appena aggiornato le proiezioni demografiche: 9,5 miliardi di individui al 2050. Se tutti continueremo a bruciare materiali fossili accelerando il riscaldamento globale, prelevare massicce frazioni di biomassa e restituire rifiuti non biodegradabili, avremo bisogno per fine secolo dell’equivalente di tre pianeti, missione impossibile.

Italia in default
L’Italia in particolare è messa male: il nostro giorno del sovrasfruttamento, calcolato in base alle risorse effettive dei nostri 301.000 chilometri quadrati di territorio e mari adiacenti, è già avvenuto il 6 aprile 2015. Ci siamo mangiati tutti i nostri interessi naturali in poco più di tre mesi, per il resto dell’anno intacchiamo il capitale del nostro futuro e importiamo energia e materie prime da altri Paesi più dotati. Per essere in equilibrio con il nostro standard di consumo dovremmo avere un territorio quattro volte più vasto! Nonostante l’importanza estrema di questi argomenti, dai quali dipende il benessere di una società e la sopravvivenza fisica delle persone, si continua bellamente a ignorarli. La priorità dell’agenda politica italiana è la crescita economica, palesemente impossibile alla luce della fisica, mentre dovrebbe essere la sostenibilità del nostro bilancio ecologico. Italia o Mondo comunque fa poca differenza, siamo tutti sullo stesso pianetino. Un’astronave che sta andando in riserva e dove piloti e passeggeri se ne infischiano degli indicatori lampeggianti e degli allarmi acustici diramati dagli scienziati che chiedono una sosta per manutenzione degli ecosistemi, una bonifica per inquinamento della cabina e un rifornimento di energia rinnovabile.

Aereo in picchiata
Mi ricorda la situazione creatasi a bordo del volo Air France 447 Rio-Parigi nella notte del primo giugno 2009. Un piccolo e temporaneo guasto tecnico su un modernissimo Airbus 330 causò una incredibile catena di errate manovre dei piloti. Prigionieri di una sorta di dissonanza cognitiva i piloti ignorarono ben 75 allarmi di stallo che probabilmente ritennero un errore del sistema. In quattro minuti precipitarono senza rendersene conto da 11 mila metri inabissandosi nell’Atlantico con gli altri 225 passeggeri e membri dell’equipaggio. Le scatole nere riveleranno che le ultime parole furono: «Ci schiantiamo! Non può essere vero». La nostra civiltà sta iniziando a precipitare, ma abbiamo ancora tempo di riprendere l’assetto di volo per un saggio atterraggio d’emergenza. A patto di ascoltare gli allarmi di stallo.

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